top of page
  • ilritrattodiemma5

Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino

Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo "Se una notte d'inverno un viaggiatore" di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito agli altri: "No, non voglio vedere la televisione! (...) Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!"

“Se una notte d’inverno un viaggiatore” (1979, Einaudi) parla di un Lettore che inizia a leggere dieci romanzi ma che, per un motivo o per l’altro, non riesce mai a finirli. Si incontra con una donna, che ha lo stesso problema, e va a cercare il resto dei libri per entrambi.

Sarebbe però ingiusto concentrarsi sulla trama. Come altre opere di Calvino, si tratta più di un lavoro di filosofia che di un romanzo. E, come in tutte le opere di Calvino, non manca una buona dose di assurdità e fantasia.


Ho apprezzato molto come l’autore ha rappresentato (e allegorizzato) il coinvolgimento del lettore nel romanzo, che non è mai quello che si aspetta. Il “lettore medio” si scinde in due personaggi: il lettore, che non ha una caratterizzazione precisa e dei gusti definiti, e la lettrice, fiera di leggere per passione disinteressata. Il fatto che i protagonisti non siano completi rende più facile per chi legge riconoscersi in loro, anche se mi è dispiaciuto che fossero spesso passivi alle vicende.


Gli inizi dei romanzi non sono scelti a caso: gli incipit proseguono per successive cancellazioni fino ad arrivare all’ultimo, quello apocalittico. Un critico aveva commentato queste scelte come “totalizzanti”, in quanto Calvino sembrava identificare soltanto dieci tipi di romanzi possibili, ma lo scrittore aveva ribattuto che la sua decisione era dovuta a una preferenza personale e al fatto di non voler ripercorrere la propria autobiografia letteraria.

L’autore dimostra una grandissima maestria: ogni romanzo che comincia, oltre ad appartenere ad un genere diverso, ha anche uno stile differente. Come riesce Calvino in questo miracolo letterario? Lui ci ha rivelato di avere cercato di mettersi nei panni non dello scrittore, ma del lettore, e soprattutto di dare evidenza al fatto che “ogni libro nasce in presenza di altri libri, in rapporto e confronto con altri libri”. Anche per questo alla fine del romanzo ci accorgiamo che i titoli dei libri iniziati e mai finiti vanno a formare un nuovo incipit, nato grazie alla ricerca degli stessi.


Tuttavia, l’aver fatto della lettura (che è “un percorso mutevole e accidentato”) e dell’interruzione dell’intreccio i temi principali del romanzo, l’hanno reso a dir poco labirintico. Non nego quindi di essermi ritrovata a volte persa tra le vicende e di aver dovuto rileggere i passaggi non chiari.


Ho gradito invece l’ironia della fine del libro. Calvino fa sposare i due protagonisti come critica ai romanzi tradizionali, nei quali l’eroe e l’eroina o si uniscono in matrimonio o muoiono.


In conclusione, consiglierei assolutamente questo libro. A chi? Ai lettori. Io non sono il tipo di persona a cui piace definirsi. So di essere una figlia, una sorella, un’amica, ma se dovessi pensare a una parola sola per descrivermi, non in relazione ad altri, sono sicura che quella sarebbe “lettrice”. E se per te è lo stesso, sentirai che è a te che Calvino sta parlando, tu sei il suo Tu. Leggere questo romanzo ti permette di diventare protagonista di una storia, la Tua.



11 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


Post: Blog2_Post
bottom of page