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Recensione e analisi di "Cecità": Saramago ha predetto alcuni aspetti della pandemia?

Cecità di Josè Saramago

“Alcuni si erano coperti anche la testa, come se desiderassero l'oscurità, un'oscurità autentica, una nera oscurità potesse spegnere definitivamente quei soli offuscati in cui si erano trasformati i loro occhi”.

In un tempo e un luogo non precisati, all’improvviso un uomo perde la vista. Il mondo che conosceva gli diventa completamente estraneo e tutto ciò che vede è un inspiegabile bagliore bianco. Ma dopo quest’uomo, un altro viene colpito da questa malattia, e poi un altro e un altro ancora, fino a che tutto il mondo diventa cieco. Come reagirebbero le persone se non potessero più vedere? Manterrebbero il loro pudore e la loro umanità, o si lascerebbero sopraffare dalla paura e dall’egoismo? Come reagiresti tu se diventassi cieco?


“Cecità” è il mio primo approccio con l’autore e ne sono rimasta piacevolmente sorpresa.

Premetto che non è un libro che possa piacere a tutti: lo stile di Saramago può risultare confusionario ai lettori meno esperti, in quanto non c’è traccia di virgolette e punti di domanda ed è raro che in un periodo si limiti a parlare di un solo argomento. Personalmente, ho trovato che ciò desse un ritmo più serrato alla storia: Saramago non vuole che ci soffermiamo su degli episodi, ma che li viviamo in prima persona, domandandoci cosa avremmo fatto noi al posto dei personaggi e, in questo modo, interrogandoci sui risvolti della nostra indole.


I personaggi, nonostante (o forse perché) non ne conosciamo il nome, sono caratterizzati alla perfezione. Ci sono presentati come il medico, la moglie del medico, la ragazza con gli occhiali, il vecchio, il primo cieco e così via. L’autore ci mostra come delle persone normali reagiscono in una situazione di pericolo. Siamo noi a decidere se apprezzarli, biasimarli, compatirli o disdegnarli, ma Saramago ci ricorda continuamente che potremmo trovarci noi in quella circostanza.

“Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono”.

Ad alcuni questo libro potrebbe sembrare eccessivo, ma dobbiamo tenere a mente che la cecità è soltanto una metafora al buio della ragione.

Inoltre, se facciamo un paragone con l’emergenza attuale, ci rendiamo conto che “Cecità”, come molti altri libri distopici, non è così inverosimile: quando ci è stata annunciato l’inizio di una pandemia, la prima cosa che le persone hanno fatto è stata prendere d’assalto i supermercati. In questo saggio, il cibo costituisce il principale motivo di ossessione.

Saramago scrive che “è di questa pasta che siamo fatti: metà di indifferenza e metà di cattiveria”, e lo abbiamo dimostrato anche in questa occasione: quando l’epidemia era ancora confinata in Cina, le preoccupazioni erano minori perché lo vedevamo come un problema lontano da noi. Alcuni politici ne hanno addirittura approfittato per alimentare la xenofobia nel nostro paese. Quando il virus è arrivato in Italia, l’indifferenza si è spostata su altri fronti: abbiamo iniziato a concentrarci su questa “piccola” emergenza, dimenticando il drastico peggioramento del surriscaldamento globale o il fatto che un bambino su quattro nel mondo soffra dalla nascita di malnutrizione cronica.

“È una vecchia abitudine dell’umanità, passare accanto ai morti e non vederli”.

Verso la metà del libro ci vengono infine descritti episodi di violenza sulle donne: nei primi tre mesi di confinamento, aggressioni e femminicidi sono incrementati del 20% in tutti gli Stati membri.


In conclusione, per quanto abbia apprezzato questo libro, non mi sento di consigliarlo a tutti. Innanzitutto ribadisco che lo stile dell’autore potrebbe risultare abbastanza difficile da seguire all’inizio. Vi devo anche avvertire che sono presenti molti episodi di violenza in forma esplicita. Non leggetelo infine solo per poterlo togliere dalla lista delle opere da concludere: scegliete un momento in cui vi sentite disposti a mettere in dubbio voi stessi e la realtà in cui vivete.

Spero di esservi stata utile e di avervi portato a fare qualche riflessione. Alla prossima recensione!

Emma


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