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Lo strano caso del dottor Jekyll e di mister Hyde - analisi e commento

Aggiornamento: 22 set 2020

“Un tempo certuni assoldavano i bravi i quali dessero esecuzione ai loro crimini, la loro persona e reputazione restando al riparo. Io ero il primo che potesse delinquere per il proprio piacere”.

“Lo strano caso del dr Jekyll e Mr Hyde” è senza dubbio uno dei capolavori della narrativa dell’Ottocento. La vicenda del dottor Jekyll che, grazie a una pozione di sua invenzione, riesce a trasformarsi in un altro uomo, il signor Hyde appunto, è anche la storia di uno sdoppiamento della personalità nelle sue due componenti, quella buona e quella cattiva: Hyde rappresenta quella parte oscura, aggressiva, selvaggia che Jekyll, come qualsiasi uomo, ha in sé e che in condizioni normali viene repressa; messa in questi termini, la storia diventa un’allegoria convincente della natura umana.

“Fu esaminando l’aspetto morale, e nella mia stessa persona, che imparai a riconoscere la profonda e primitiva dualità dell’uomo; mi accorsi che, di fronte alle due nature che lottavano per il predominio della mia coscienza, anche se potevo a ragion veduta essere l’una o l’altra, ciò avveniva soltanto perché ero radicalmente tutte e due; e già dal principio, anche prima che il corso delle mie scoperte scientifiche avesse incominciato a suggerirmi la pura possibilità di tale miracolo, avevo imparato a soffermarmi con piacere, come su un bel sogno ad occhi aperti, sull’idea della separazione tra questi due elementi”.

Jekyll, raccontandosi, si rende conto della duplicità delle sue componenti morali. Entrambe coesistono nell’animo umano, ma la sua natura più brutale e impulsiva, impersonata da Mr Hyde, viene seppellita a causa dell’apprendimento delle norme sociali. Nella vita quotidiana tendiamo infatti a reprimere passioni e pulsioni, ignorando che sia impossibile addormentarle e che ogni tanto saremo costretti ad assecondarle. Il protagonista del libro non riesce a conciliare la sua natura maligna e perversa con la necessità di adottare un costume sociale dignitoso. Per questo decide di utilizzare una pozione che gli permette di trasformarsi nell’altro suo io, quello dedito al divertimento, a “strane frequentazioni notturne” e al piacere per la sofferenza e che non ha nemmeno coscienza del male che provoca sotto quelle sembianze. Vista così, la pozione non può che risultare una chiara metafora della droga (“trovai che certe sostanze avevano il potere di scuotere e sradicare questo vestito di carne, come un vento agita le tende di un padiglione”) di cui tra l’altro l’autore faceva uso; secondo diverse fonti avrebbe scritto il romanzo in sei giorni, sotto l’effetto di cocaina.

“Già a quel tempo non riuscivo a dominare la mia avversione per l’aridità di un’esistenza dedita allo studio. Ero sempre bramoso di divertimento; e siccome i miei piaceri erano (per non dir altro) poco dignitosi, ed io ero non soltanto conosciuto, e ben considerato, ma anche prossimo all’età matura, questa incoerenza della mia vita diveniva ogni giorno più sgradita. Fu per questo che il mio nuovo potere mi tentò fino a che divenni suo schiavo”.

Con queste parole Stevenson rende ancora più evidente la metafora della droga: necessita la pozione di continuo perché ne è dipendente, è un mezzo doloroso ma gli serve per raggiungere il suo scopo e conduce a dolori inverosimili, a causa della trasformazione fisica.

“Dividere la sorte con Jekyll voleva dire rinunciare a quei piaceri che mi ero segretamente concesso e a cui ultimamente avevo incominciato a indulgere. Scegliere Hyde voleva dire rinunciare a mille interessi ed aspirazioni e divenire di colpo e per sempre disprezzato e senza amici”.

Alla fine del romanzo Jekyll si ritrova a interrogarsi su quale sia la soluzione migliore tra rimanere sotto le sue sembianze e trasformarsi in Mr. Hyde. Nonostante i piatti della bilancia sembrino abbastanza ineguali, Jekyll, sebbene avesse la reputazione di essere un uomo colto e civile, era talmente insoddisfatto nel profondo da cedere, rinunciando a quella moralità che gli stava stretta e liberando Hyde, la bestia chiusa nella fragile gabbia del suo io.


Questo è sicuramente uno dei libri che meglio indaga la condizione umana; esso descrive la parte più oscura della nostra natura che noi cerchiamo di ignorare. Non ci da consigli su come combatterla o reprimerla, ma ci lascia con questo messaggio: noi siamo delle bestie, dobbiamo solo cercare di nasconderlo al meglio.


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